giovedì 22 settembre 2011

Ribellione

Sospiri troppo tempo soppressi…

Onde dell’animo che s’ infrangono sulla spiaggia, ancora e ancora... con sempre più rabbia e violenza...

Gusto amaro in bocca di cose mai dette… pugni stretti a trattenere l’aria con angosciante persistenza!

Voglia di novità voglia di cambiamento… non più questa monotonia che sta stretta…

Ali spezzate e ora riparate, che hanno paura di spiccare il volo…

Insonnia da incubi o da sogni troppo agitati…

Parole non dette che si ammatassano in testa e nello stomaco… pronte a librarsi appena scoperto uno spiraglio!

Unghia graffianti, riposte dentro guanti di seta…

E manca la complicità di una compagnia… manca il sostegno dei pochi che fanno la differenza… e l’ozio prende il sopravvento… la paura di un fallimento…

Non poter essere un eroe… fa male!

Denti stretti lungo una strada buia e vuota… passi veloci tra fogli e volantini… il cielo grigio di oppressione…

Ed io che sono sempre la stessa… e mi odio per questo!

Mi sento chiusa in una gabbia da cui cerco di uscire da troppo tempo… ma ormai mi sento esausta, è come se mi fossi rassegnata…

Ma io voglio cambiare… rivoluzionare tutto… fare la differenza… almeno per me stessa!

Mi vedo con i capelli grigi al vento… una lacrima di rimpianti spezzata sulla guancia… singhiozzi di dissenso…

Un malessere che mi ha accompagnato tutta la vita… che ho evitato come la peste, ma che è stato sempre lì… pronto a ripresentarsi appena distratta…

E respiro quest’aria che sa sempre di nulla… e bevo quest’acqua che sa di sale… e il sole non riscalda, ma soffoca!

Le strade sono fredde e vuote… non una voce… ma un bisbiglio frequente e monotono nell’ orecchie.

I pochi passanti mi assomigliano… volti bassi e scontenti… ma cinici e rassegnati!

Odio quest’apatia, questa convinzione che tutto non possa cambiare… voglio essere un'altra persona… in un’altra epoca… con un’altra età… e magari riuscire a cambiare almeno me stessa!

martedì 13 settembre 2011

Recensione M*A*S*H

Film del 1970 di Robert Altman, tratto dal romanzo di Richard Hooker, che ha poi ispirato, per l’enorme successo ottenuto, una serie televisiva omonima.
Vincitore di una Palma d’oro e di un Premio Oscar, vanta un cast veramente eccezionale (anche se molti di loro erano ancora ad inizio carriera): Donald Sutherland (Piazza delle cinque lune, Orgoglio e pregiudizio); Robert Duvall (Deep Impact, John Q); Elliott Gould (American History X, Ocean’s 11/12/13); Tom Skerritt (Top Gun, Whiteout).

Trama: il titolo M*A*S*H (che sarebbe l’acronimo di Mobile Army Surgical Hospital) già fa intuire che ci troviamo in territorio di guerra, precisamente in Corea (scelta chiaramente allusiva, dato il periodo, per denunciare la guerra del Vietnam e “smitizzare” la figura dell’eroico soldato americano). I personaggi della storia sono tutti dottori, chirurghi e ufficiali dell’esercito USA inviati in questo “ospedale da campo” in cui opereranno si con bravura e dedizione ma ciò fa da contorno alle loro vicende comiche. Infatti, gli scherzi verso superiori e colleghi, i nomignoli che si affibbieranno e i loro atteggiamenti d’insubordinazione saranno i veri “protagonisti” del film.

Il bello di questo film è che non si vede (forse come un po’ ci si aspetta) la solita comicità demenziale americana.. anzi.. molto spesso bisogna cogliere la sottile ironia di una battuta detta quasi con nonchalance. Le situazioni comiche si creano in uno stato goliardico che è abbinabile a tutti gli ambienti da “camerata”.
L’unico “difetto” che ho constatato nel film è l’audio.. essendo in presa diretta delle volte viene difficile sentire perfettamente quello che dicono (soprattutto considerando che è girato spesso all’aperto o dentro delle tende da campo.. ma i momenti in cui ho avuto più difficoltà a sentire l’audio sono stati quando parlavano dal megafono).
Ci sono anche delle scene in cui più personaggi parlano contemporaneamente, cosa che solitamente crea un po’ di confusione all’interno di un film in questo invece credo proprio sia inserito apposta per dare un tocco “realistico” (oltre che nelle scene in cui Radar, un personaggio che chiaramente prende il nomignolo dalla capacità di captare ciò che dicono gli altri anche a distanza o prima ancora che lo dicano, parla sopra il suo sergente maggiore).
In se per se la trama non è eccezionale.. possiamo più definirla come uno “spaccato” di vita da campo militare in versione comica. Perché il film inizia con l’arrivo del capitano Falco e del capitano Duke e finisce quando questi ricevono la lettera di congedo per tornare a casa..

La regia è geniale! Il montaggio perfetto! Anche la scelta di alcune inquadrature serve a rendere le situazioni ancora più divertenti.
La colonna sonora è parte integrante del racconto, non esterna come a enfatizzare stati d’animo o preannunciare reazioni, si sentirà esclusivamente dagli altoparlanti della radio militare o suonata direttamente dai personaggi.
Personalmente consiglio sempre questo film.. è divertente, critico ma non pedante!
Un bel film da vedere in compagnia ma da godersi anche da soli!

Analisi della colonna sonora del film: LA VITA E' BELLA

“La vita è bella” è un film del 1997.
Diretto da un magistrale Roberto Benigni che è anche interprete principale, insieme alla moglie Nicoletta Braschi.
Non è semplice identificare un genere per questo film, ma potremmo definirlo una commedia drammatica. Infatti, se in una prima parte del racconto, ambientato in Toscana nel periodo fascista agli esordi dei primi sfoghi razziali di corrente nazista, troviamo il protagonista Guido Orefice (Roberto Benigni), ebreo allegro, spiritoso e felice di vivere, alle prese con avvenimenti “comici” e romantici, come: il corteggiamento della sua amata Dora (Nicoletta Braschi), inseguimenti in sella ad una bicicletta, battute, scherzi e prese in giro; nella seconda parte la coppia si è in fine sposata e ha avuto un bambino, il piccolo Giosuè. Ormai messe in atto quasi tutte le leggi antisemite, il racconto sprofonda in un alone di angoscia e tristezza sempre mitigati e spezzati da sketch comici; la famiglia viene deportata in un campo di concentramento e verrà quindi smembrata. Guido cercherà in tutti i modi di trasformare, agli occhi del figlio, quel incubo in un gioco con premio finale. In fine proprio l’ultima notte prima della liberazione da parte dell’esercito americano, Guido, cercando di salvare il figlio e di ritrovare la moglie, viene ucciso. Ma nonostante tutto Giosuè e Dora si ritroveranno nella strada di ritorno verso casa, il bambino ignaro di tutto l’accaduto, abbraccerà la madre ridendo felice e urlando: “abbiamo vinto!”.

Commovente e appassionante, questo film non solo ha rapito i cuori del pubblico italiano, ma è giunto fino in America vincendo persino 3 Oscar, tra cui “migliore colonna sonora”.
Compositore e direttore d’orchestra de “La vita è bella” è Nicola Piovani, celebre autore di colonne sonore di svariati film.
Piovani ha lavorato con i migliori registi del cinema italiano quali: Federico Fellini (per il quale ha composto le musiche de “La voce della luna” nel 1990, vincendo anche un Nastro D’Argento, probabilmente risale a questo lavoro la sua conoscenza con Benigni), Giuseppe Tornatore (ne “il Camorrista” 1985), Nanni Moretti (in “la stanza del figlio” 2001) e svariati altri film di successo dello stesso Benigni (“Pinocchio” del 2002 e “la tigre e la neve” del 2005, per entrambi riceverà un Nastro D‘Argento per la miglior musica).
Ricorrente brano del film, orchestrato dalla AMIT (Accademia Musicale Italiana) e diretta da Piovani, è l’omonimo “La vita è bella”, che avrà diverse versioni lungo tutta la durata della storia, fungendo da demarcatore tra gli episodi (il tema lo ritroveremo anche per un tratto in “Guido e Ferruccio”, altro brano del film e in “l’arrivo del carro armato”, in cui si richiama, tramite il rullante e la tromba, una marcia militare), vi è anche una versione cantata in cui è ascoltabile la meravigliosa voce di Noa, celebre cantante israeliana.
La scelta dei brani è adattata perfettamente alle esigenze del testo filmico, anche perché tutte le musiche originali, composte quindi apposta per il film (come “buon giorno principessa”), rispecchiano l’anima, le sensazioni e gli stati d’animo del protagonista e sono, dunque, di funzione motorio-affettiva, a volte anche comunicativa.
Tra i brani vi è anche una musica di repertorio, la “Belle Nuit” (o “Barcarolle”) di Jacques Offenbach, che avrà la funzione di “canzone dell’innamoramento” tra Guido e Dora e, mentre le musiche di Piovani saranno esterne al racconto perché espressione dell’interiorità dei personaggi, quest’ultima verrà sempre ascoltata come una musica interna alla scena (prima in un teatro in cui rappresentano l’opera da cui è tratto il brano, cioè “Les Contes d'Hoffmann”, e poi verrà rimessa, come disco in un grammofono, da Guido per farla sentire alla sua amata lontana).

Vorrei concludere con una citazione del poeta Heinrich Heine che disse: “dove finiscono le parole, inizia la musica”. Per fortuna anche per i film questa è un’importante verità.